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Una delegazione barzanese a Introbio nel 76° Anniversario del rastrellamento nazi-fascista del 1944

Come ogni anno e nonostante la pandemia da coronavirus l’Anpi provinciale e la sezione Valsassina rappresentate rispettivamente da Patrizia Milani e Amanti Augusto (tra l’altro autore insieme a Angelo Pavoni sulla storia di ben 402 valsassinesi internati nei lager tedeschi) hanno organizzato la giornata della Commemorazione in ricordo del gigantesco rastrellamento nazifascista contro le formazioni partigiane avvenuto nell’ottobre 1944 sulle montagne di Introbio.

Presenti alla manifestazione sotto le alte volte coperte nella zona dei colombari nel cimitero di Introbio, il Sindaco del paese Sig. Airoldi Adriano, il neoconsigliere provinciale Elio Spotti nativo di Introbio e una delegazione barzanese di cui faceva parte la consigliera comunale Martina Eboli in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale.

Dopo l’intervento di presentazione del Rag. Augusto Amanti e l’esecuzione dell’Inno di Mameli da parte di un bravo fisarmonicista hanno avuto inizio i discorsi ufficiali.

Il Sindaco nel suo breve intervento ha messo in evidenza come il ricordo di atti tristi e spiacevoli, anziché affievolirsi si rinnova ogni anno sempre di più grazie a chi ne ha fatto una ragione di vita. E’ un occasione per creare cultura e conoscenza, mettendo a confronto l’oggi, con momenti ben più difficili vissuti in passato. Un insegnamento per i giovani per apprezzare la vita che va vissuta in un modo bello e completo. A queste commemorazioni ha detto il Sindaco c’è una grossa corrispondenza anche dei familiari che possono scoprire i trascorsi dei loro cari.

Poi è stata la volta della sig.ra Patrizia Milani che ha dato lettura di documenti relativi al rastrellamento del 1944 e sui temi legati all’indifferenza di cui riportiamo ampi stralci.  Alla fine, il corteo dei partecipanti si è spostato all’esterno del cimitero accanto al cippo sul quale sono incisi i nomi dei partigiani fucilati a seguito della cattura sulle montagne di Introbio. Fra questi anche Carlo Besana che con grande coraggio e amore non ha voluto lasciare solo il fratello Guerino in quei momenti terribili. Un suo scritto indirizzato alla madre è entrato nella leggenda e fa parte delle lettere dei condannati a morte raccolte in un volume.

 

Cimitero di Introbio
Da sinistra il Sindaco Airoldi, Amanti,Spotti e Martina Eboli

 

Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia
sito web

URL www.straginazifasciste.it/
Lingua Italiano
Commerciale NO
Proprietario Istituto nazionale Ferruccio Parri
Creato da Istituto nazionale Ferruccio Parri in collaborazione con l’ANPI
Lancio 6 aprile 2016
Stato attuale attivo
Scritto in PHP

 

 

L’Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia è una banca dati composta da una corredato da materiale multimediale tra cui video, documenti iconografici, immagini, testimonianze e altre prove, correlati alle azioni di violenza con esito di morte che furono messi in atto da nazisti e fascisti ai danni del popolo italiano, nell’intervallo di tempo che va dal luglio 1943 al maggio 1945.

L’Atlante costituisce un strumento di ricerca promosso dall’Istituto nazionale Ferruccio Parri e dall’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, nonché finanziato dal Governo della Repubblica federale tedesca[1].

 

 

INDIFFERENZA :

primo male da combattere

Conoscere e analizzare i fatti storici può essere un deterrente a un male che ha colpito fortemente, nel passato,il nostro paese e che ancora oggi avvolge la nostra società.

   “ L’indifferenza è stata colpevole allora perché non ci si può difendere da chi volta la faccia dall’altra parte ed è lo stesso pericolo che c’è anche oggi,”

   “Mi fa paura quella parola, come mi faceva paura allora, e ho voluto fortissimamente, che fosse scritta a caratteri cubitale al binario 21 del Memoriale della Shoah a Milano.”

 Ha commentato Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah, in riferimento alla situazione politica e sociale oggi in Italia.

 La zona grigia- citando Primo Levi– comprende infatti anche gli indifferenti, la parte di opinione pubblica che oggi è la più vasta, quella che non ha tempo, voglia o strumenti per soffermarsi a capire.

Oggi più che mai, al riemergere di estremismi e razzismo, ricordare e mantenere viva la memoria è un atto di civiltà.

 Se è vero che al mondo “esistono persone grigie, ambigue, pronte al compromesso” o semplicemente sempre più indifferenti, restare fuori dalla zona grigia non significa solo evitare di fare direttamente del male gli altri, ma assumersi anche la responsabilità di manifestare i propri ideali e impedire che altri lo facciano, liberandosi del ruolo di carnefici passivi, colpevoli tanto quanto gli altri.

Hannah Arendt in La banalità del male, il saggio che pubblicato nel 1963, scrive:

“Quando mancano la memoria degli errori passati e non si ritorna sui propri pensieri e sulle proprie azioni – facendo venir meno, quindi, un dialogo con se stessi – è impossibile avere la forza per non cedere a comportamenti passivi.

Agendo secondo una cieca obbedienza, il cittadino comune applica le regole imposte dall’alto senza metterne in discussione il contenuto, diventando così schiavo dell’influenza del sistema e dimenticando la legge morale che dovrebbe guidarlo dall’interno.

 Coloro che si ribellano a questo meccanismo, nonostante le possibili ripercussioni, lo fanno domandandosi fino a che punto sarebbero capaci di vivere in pace con loro stessi dopo aver commesso certe azioni.

Oggi, più che mai nessuno di noi può e deve essere spettatore di quello che gli accade intorno, ma deve essere un cittadino, un cittadino attivo.

 

Introbio 15 ottobre 2020

Intervento di Patrizia Milani

Vice -presidente ANPI Provinciale di Lecco

 

 


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