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Il Preside Prof. Salvatore Catalano

di Valentino Crippa

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2020, a 15 anni dalla scomparsa

-a lui verrà intitolata la Biblioteca Civica-

 

In uno scritto apparso nel dicembre 1985 che celebrava i 25 anni della scuola media Roberto Caremi ex alunno e noto calciatore barzanese, scriveva:

“Se si parla di scuola si parla del Prof. Catalano. I problemi di noi ragazzi erano i suoi. Caro Professore, idealmente Lei è una parte di tutti noi, anche di chi si dimostrava refrattario allo studio ed a scuola ci veniva con le orecchie lunghe, anche a loro ha trasmesso un po’ della sua umanità”

 

Valentino Crippa: ho avuto modo di conoscere il Professore per le vie del paese

Valentino Crippa

Più che nella scuola media che frequentai dal 1963 al 1966, dove ho un vivissimo ricordo del Prof. Francesco Riva grande amico del Preside, Salvatore Catalano ho avuto modo di conoscerlo in paese negli anni della pensione.

Come va giovane? Questa era la domanda più frequente, che mi rivolgeva il Professore Salvatore Catalano negli anni 80 e 90, quando lo incontravo per le vie di Barzanò o nei pressi della Biblioteca Civica in via Paladini. Dopo le frasi di circostanza …” non c’è male professore e lei come sta?” … iniziava la conversazione tra noi e un confronto molto stimolante su vari aspetti della vita.

Il suo interesse si focalizzava spesso su ciò che riguardava la cosa pubblica, i problemi che si discutevano in comune, le attività in cantiere, sulle quali esprimeva il suo parere con forza e convinzione. Le sue opinioni, non le faceva mancare anche sugli amministratori impegnati a gestire la cosa pubblica, che a suo avviso, andavano aiutati ma anche controllati e spronati a dare il meglio.

 

Ricordo di mio padre (di Elena Maria Catalano, avvocato penalista in Milano, professore di diritto processuale penale nell’Insubria)

Elena Maria Catalano con i genitori

Quando fui invitata, lo scorso anno, a tenere una relazione al Collegio Ghislieri dell’Università di Pavia sulla metamorfosi del processo penale accusatorio, mi chiesi dove avrei potuto reperire materiale che fotografasse lo spirito dei tempi, di quel 1992 -Tangentopoli- che ha cambiato per sempre la fisionomia politica e sociale dell’Italia. E mi sono subito resa conto che mi sarebbe bastato aprire la “cartella giusta” in quello studio accogliente, stracolmo di migliaia di volumi, di mondi favolosi evocati dai classici latini e greci in carta d’india, ma anche di questioni attuali e spinose, vive nelle collane di testi storici, in quello studio che era il rifugio di mio papà.

Quello studio era quanto di più vicino al fervore della vita pubblica e sociale si possa immaginare: volumi iconici come “Todo modo” di Sciascia sono accompagnati da ritagli di giornali sulle reazioni suscitate a caldo dall’uscita del romanzo. Allo stesso modo, la vicenda di Tangentopoli è ricostruita attraverso un accurato collage della stampa dell’epoca, dal Sole 24 Ore a Italia Oggi.

In quel luogo la presenza di mio padre non si è mai spenta, ma ha continuato a vivere, palpabile non solo nella miriade di oggetti cari, ma anche nella copiosa corrispondenza con sognatori altrettanto colti.

E ha continuato a vivere in questo modo anche il dialogo tra me e mio padre, che si alimentava anche quotidianamente della lettura dei numerosi quotidiani, alcuni acquistati per l’editoriale, altri per l’edizione locale, altri per l’inserto. A volte ci siamo litigati il bottino. Abbiamo bisticciato per leggere prima il Corriere o la Stampa, Panorama o L’Espresso. Vinceva sempre lui. Abbiamo discusso di nomi e i volti della vita pubblica e privata.

Perché quel rifugio di mio padre non era una turris eburnea, ma uno spazio aperto al dialogo con gli altri, a un modo di intendere l’insegnamento e la vita culturale estremamente vivace. Era socio di Biblia Associazione laica di cultura biblica e dell’Associazione Italiana di Cultura Classica.

La Biblioteca personale di Catalano

In un’epoca -già allora- di grande dequalificazione della figura dell’insegnante, mio padre coltivava l’insegnamento come una missione nella quale credeva ciecamente senza risparmiare energie. E portava questa passione anche fuori dalle quotidiane mura scolastiche -nelle quali si prodigava organizzando iniziative estremamente moderne per i tempi- fino a partecipare attivamente alla vita della AEDE (Association Européenne des Enseignants), nonché dell’Associazione ex alunni del Liceo Classico di Como.

 

Quando dopo il lockdown scrissi un articolo a più mani sulla giustizia penale nella bufera del contagio e ebbi bisogno di riferimenti sicuri a Dickens, A tale of two cities, e a Camus La Peste, ero sicura che avrei trovato nello studio di mio padre entrambi i romanzi, tra i classici della letteratura inglese, rilegati o tra i    romanzi moderni in brossura.

Abbiamo continuato a colloquiare, io e papà, ogni volta che ho preso in mano uno dei suoi molti volumi, resi personali e unici dai segni a margine dagli asterischi, dalle sottolineature, dai tratti che esprimevano il suo -talora indecifrabile- pensiero.

Il Preside Catalano con il Prof. Denaro

 

Salvatore Catalano il ragazzo venuto dal Sud

Salvatore, figlio di Leonardo Catalano (1897-1939) e Rosalia Caltabiano (1900-1984) era nato a Ariano Irpino provincia di Avellino il 3 maggio 1923. All’età di 7 anni, il 15 ottobre 1930 si era trasferito con la famiglia a Barzanò lasciando la Sicilia e il paese di Mascali in provincia di Caltanisetta.

I primi anni difficili della famiglia Catalano a Barzanò

Monica Maggioni

 

Monica Maggioni classe 1966 docente di scuola superiore residente a Cascina del Gallo da ragazza ha conosciuto la signora Rosalia Caltabiano madre del Professore ed il Professore poiché suo padre, Angelo Maggioni e la mamma Luigia Spreafico lavoravano nell’ufficio postale di Barzanò (che dal settembre 1928 era diventato comune unico con quelli di Cremella, Sirtori e Viganò) diretto per tanti anni dalla signora Rosalia.  Mio papà classe 1928 ci dice, ha lavorato per un lungo periodo nell’ufficio postale di Barzanò servendo gli altri comuni che erano stati accorpati a Barzanò.   Solo negli Anni Sessanta dopo l’apertura di un autonomo ufficio postale ha preso servizio nel comune di Cremella.

E prima di lui il portalettere lo faceva mio nonno Siro classe 1890 calzolaio e caporale degli Alpini. Aveva perso l’occhio destro nella grande guerra e al ritorno ebbe diritto a occupare il posto di portalettere a Barzanò. Anche mia mamma aveva iniziato a lavorare nello stesso ufficio prima come fattorina e poi dopo il superamento del concorso come impiegata. Insomma, una intera famiglia di postali che lavoravano a stretto contatto con la famiglia del Professore.

Cimitero Comunale tomba dei genitori

Nel 1939 un grave lutto colpì la famiglia Catalano. A soli 42 anni viene a mancare papà Leonardo e Salvatore rimane orfano a soli 16 anni. Ma le difficoltà del vivere una vita tranquilla non sono finite, perché il ventenne Salvatore alla fine del 1943 dopo la caduta del fascismo si rifiuta come tanti giovani di arruolarsi sotto quella che era considerata la minestra riscaldata del fascismo: la Repubblica di Salò. Per non farsi arrestare, per diverse volte quello che sarebbe diventato il nostro Preside, è stato costretto a nascondersi nel solaio della casa dei miei nonni paterni alla Cascina del Gallo. Dopo la fine della Guerra con tanti sacrifici Salvatore Catalano raggiunse la laurea ed all’inizio della carriera insegnò al collegio Gallio di Como.   Instancabile era tra gli organizzatori di escursioni domenicali per i barzanesi che in pullman venivano portati nelle più varie località, dal passo del Tonale, spazio                                                                        al Sacrario di Redipuglia fino a Trieste…

 

Angelo Villa il Bidello, “angelo custode” del Professor Catalano

Angelo Vila

Tutti lo conoscevano come il Preside, per il fatto di aver fondato e diretto la Scuola Media Enrico Fermi sino dalla sua nascita e per moltissimi anni ci spiega Angelo Villa storico bidello, in pensione dal 1996 con 41 anni di servizio e persona di fiducia del Prof. Sempre al suo fianco sin dai primi passi.

Il Professor Catalano alla fine degli anni 50 e inizio anni 60 ci dice, insegnava a Lambrugo un paese sulla statale per Como che raggiungeva in pullman. Al ritorno lo aspettavo alla fermata e lo accompagnavo al Municipio di Barzanò dove era ad attenderlo la Segretaria signora Imelda. Insieme si mettevano al lavoro per consultare le circolari che arrivavano dal Ministero della Pubblica Istruzione relative alle procedure di avvio della nuova scuola media di Barzanò.

Il Sindaco di Barzanò era il Sig.Felice Beretta. Nel 1963 a seguito delle elezioni comunali la carica fu ricoperta da Franco Colzani che fu riconfermato fino al 1978.

Il Sindaco Felice Beretta

Catalano accanto a Colzani

 

Il suo lavoro da Preside ebbe inizio con l’anno scolastico 1960/1961 nella scuola di via XX Settembre, nella Piazza del Mercato, dove per far posto agli alunni delle medie dei comuni di Barzanò, Viganò, Sirtori, Cremella e Barzago venne aggiunto un piano sopra la struttura originaria.

Edificio scuole Piazza Mercato

Ma il solo piano di circa 400 metri quadri non era sufficiente per ospitare i servizi di Segreteria, la Presidenza e tutte le aule per i ragazzi dei 5 comuni. Altre 5 aule erano dislocate nel vecchio asilo di via Paladini che successivamente ospitò Biblioteca e Centro Diurno Disabili. Al “Mulino” un vecchio stabile poi abbattuto per allargare via Garibaldi e ricavare il parcheggio del liceo “Parini” erano collocate le attrezzature riguardanti le applicazioni tecniche.

 

Un periodo con molti problemi da affrontare ma con il Preside quelli più complicati venivano affrontati e risolti.

Il Professore il 5 agosto 1967 fece un altro grande passo. A Sotto il Monte si unì in matrimonio con Carla Maria Bono di Oggiono. Da questa unione 3 anni dopo venne alla luce la figlia Elena Maria.

Il giorno delle nozze

Lei sig. Angelo si ricorda particolari del carattere, della personalità del Preside e del suo rapporto con studenti e professori?

 

La Scuola Media con anello sportivo

Con gli alunni era severo soprattutto su un concetto: che non bastava studiare e saper leggere ma pretendeva che sapessero spiegare e capire il significato di ciò che leggevano e studiavano.

Con i Prof. di Ginnastica insisteva sul fatto che se un ragazzino quando c’erano gare di velocità non riusciva a fare i tempi che altri facevano, la corsa doveva essere adattata ai suoi ritmi e non viceversa.Già ai tempi voleva che si organizzassero le gite in bus per gli alunni per allargare le vedute attraverso una conoscenza più ampia del territorio. Venivano poi organizzate le 150 ore nei pomeriggi del giovedì e del sabato per recuperare i ritardi nello studio e per conseguire la licenza di Scuola Media, in questo caso partecipavano anche ragazzi e adulti già inseriti nel mondo del lavoro.

Alunni pronti per gareggiare

 

E mi può dire quale era il suo rapporto personale con il Professore?

Tra i bidelli e il Prof. Catalano c’è sempre stato un rapporto di grande stima e fiducia. Noi lavoravamo in “coppie”. Io con la signora Maria Cortinovis moglie di Carlo Pelucchi stradino comunale e mamma di Gianvittorio Pelucchi, mentre Guglielmo Perego fratello di Rino (altro stradino comunale) lavorava con Santina Riva di Torrevilla. Poi c’erano Mario Amoroso, Emilio Brusco.

Per quanto mi riguarda ho notato che tra di noi c’era un rapporto di fiducia ma anche di amicizia. Mi delegava (per questo mi faceva venire la “tremarella” …) a recarmi a Como alla Banca di Roma a ritirare gli stipendi del personale della scuola. Avere tutti quei contanti non mi faceva stare tranquillo. Per fortuna non è mai successo niente di male. Quando veniva convocato dal Provveditore nel capoluogo di provincia solitamente di mattina attendevo che terminasse la riunione per accompagnarlo a casa. Alcune volte si rimaneva a pranzo in città. E in queste occasioni mostrava la sua generosità offrendomi il pranzo che pagava con i suoi soldi senza chiedere rimborsi alla scuola.

Era anche una buona forchetta. Spaghetti alle vongole, risotto, polenta e osei e siccome al ritorno non doveva guidare si concedeva un buon bicchiere di vino ma senza mai esagerare.

 

Quando mi disse: Angelo non farlo più

Solo in un caso mi ha rimproverato ma anche difeso, quando un alunno aveva scritto sulla lavagna la parola “figa” e io gli avevo dato un ceffone. Quella parola che oggi è quasi entrata nel lessico comune con le sue variazioni anche di significato (che figo…etc..) ai tempi era considerata sopratutto un termine dispregiativo. E anche il ceffone che oggi è impensabile considerare come il giusto metodo in una relazione, era visto in un modo diverso. Comunque, il padre del ragazzo sporse denuncia nei miei confronti. Convocato dal Preside venne rimproverato per aver preso le difese del figlio ma nello stesso tempo rimproverò anche il sottoscritto con un perentorio” Angelo non farlo più”. E’così che venivano risolte le questioni!

 

Mario Amoroso: del Preside Catalano ho un bel ricordo

Mario Amoroso

Mario Amoroso nel 1971 a seguito di un concorso indetto dal Ministero della Pubblica Istruzione, Ispettorato Educazione Fisica, venne assunto come addetto ai servizi di educazione Fisica presso la Scuola media inferiore.

Il compito che mi fu affidato 4 anni dopo ci dice Mario, fu di custodia delle due palestre consortili di via Sirtori ai tempi di proprietà dei comuni di Barzanò, Cremella, Sirtori e Viganò. La palestra più grande fino a poco tempo prima aveva svolto la funzione di cineteatro. Questi due spazi erano molto frequentati. Dai ragazzi delle scuole al mattino e da gruppi e Associazioni nel pomeriggio. Qui rimasi fino al 1985, nell’alloggio ora occupato dalla scuola di musica.

Ho un bel ricordo del Preside Prof. Catalano. Una persona molto vicina ai ragazzi, cordiale, molto presente e didatticamente preparata affiancato da collaboratori altrettanto preparati come ad esempio il Prof. Massimo Lipira Vicepreside e il Prof. Placido Deluca. Catalano ha dato la vita alla scuola con grande passione, attento, molto alla mano. Se poteva aiutava tutti.

Premiazioni sportive ragazzi delle Medie

 

Giuseppe Aldeghi: una birichinata con Catalano a fin di bene

Sindaco di Barzanò per la prima volta dal 1978 succedendo a Franco Colzani, Giuseppe Aldeghi classe 1932 si è trovato a ricoprire la carica di primo cittadino negli anni interessati all’avanzamento dei lavori per la costruzione della nuova sede della scuola media consortile in via Leonardo da Vinci, progettata dalla precedente Amministrazione Comunale con il contributo degli altri comuni.

L’inizio dell’anno scolastico 1981-1982 era alle porte e l’apertura già programmata rischiava di non essere possibile con tutto ciò che questo avrebbe comportato per l’organizzazione scolastica e per le famiglie.

Questo perché non erano ancora stati completati i lavori riguardanti l’illuminazione delle aule e la messa in funzione dell’ascensore. La scuola non poteva essere dichiarata agibile. La ditta esecutrice aveva le chiavi della porta d’ingresso alla scuola che per legge teneva sbarrata per impedire l’accesso agli estranei.

Come risolvere questo problema che diventava sempre più complicato da gestire?

Semplice. Insieme al Prof. Catalano abbiamo escogitato una birichinata a fin di bene aggirando l’ostacolo.

In accordo con un amico abbiamo segretamente fatto scassinare la porta d’ingresso e così, il giorno di inizio dell’anno scolastico, alunni e professori senza accorgersi sono entrati con grande soddisfazione nelle nuove aule, nei giorni successivi pomeriggio e sera gli operai hanno completato i lavori.

Ma al di là di questi fatti particolari, ricorderò sempre il Prof. Catalano come una persona che aveva un grande amore per tutto ciò che riguardava la scuola, il rapporto con gli alunni, i professori, le famiglie.

Giuseppe Aldeghi

 

Il Preside in pensione… ma mai fermo!

Ma il Professore anche dopo aver lasciato la scuola per raggiunti limiti di età non si è mai seduto, buttandosi in tutto ciò che aveva a che fare con il sociale e negli ultimi anni di vita ha dato il proprio contributo di idee all’Associazione Pensionati Barzanesi oggi Centro di Promozione Sociale Barzanese.

Nel 2007 a due anni dalla sua morte (23 marzo 2005) è stato consegnato ai familiari il Premio Canonica alla Memoria. Nella stessa sera a Francesco Riva allora in vita fu consegnato dall’Amministrazione un altro riconoscimento. I due amici si erano ritrovati ancora!

Adesso la Biblioteca Civica di Barzanò in via Paladini verrà intitolata al Preside. Oltre alla Commissione Biblioteca, si è espresso in questo senso anche il Consiglio comunale. In futuro saranno decisi tempi e modi di questo percorso.

È una scelta giusta e ampiamente condivisa, che rilancia il valore di un uomo del sud, che ha lasciato un’impronta positiva nella comunità barzanese e naturalmente in quella scolastica.

Festa dei coscritti

 

Grazie professore Catalano

Qualche volta avevo fretta, come purtroppo tanti di noi…

Lavoro, gli impegni di vario genere…

E quando in lontananza la intravedevo camminare tranquillo per le vie di Barzanò

Cercavo senza dare nell’occhio di cambiare direzione…

Altre volte specie di sabato, il tempo a disposizione mi permetteva di dialogare piacevolmente con Lei.

Era bello caro professore parlare del nostro paese, dei suoi pregi e delle cose che possono essere migliorate.

Questo non potremo più farlo. Quello che mi spiace è di aver qualche volta cambiato direzione perché ogni minuto con lei era prezioso.

Lei era una miniera di sapere e di consigli.

Grazie professore per aver dato tanto alla nostra Comunità.

Un barzanese                                                                      marzo 2005

Lettera scritta nei giorni della scomparsa del prof. Salvatore Catalano

La Scuola Media in via Leonardo Da Vinci

 

 

 

 

 


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