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Foto e letture del 25 aprile in piazza

Letture del 25 aprile

Se i fratelli Besana ritornassero per un momento oggi fra di noi cosa  ci direbbero?

Sicuramente che non volevano diventare dei miti, degli eroi e morire a 26 e 24 anni ma semplicemente vivere una vita normale, fare una famiglia, avere un lavoro, essere in un paese libero.


Così allora non è stato. Guerino nato a Barzanò il 27 settembre 1918 e suo fratello Carletto nato  2 anni dopo vivevano una condizione familiare umile. Nel settembre 1943 erano  soldati: Guerino Guardia alla frontiera e Carletto alpino.

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Poi la scelta istintiva ma anche ponderata della fuga per non obbedire al nuovo fascismo riverniciato della costituita Repubblica di Salò. Carletto parte per la Valsassina ma i rifornimenti lassù scarseggiano e allora si occupa personalmente di questo vitale compito.Scende in Brianza due, tre volte la settimana a piedi o con mezzi di fortuna e percorre la trentina di chilometri che separano Barzanò dai Resinelli o da Introbio.

Guerino intanto vive alla macchia in Brianza.


Ma vivere in Brianza non è più possibile.

Un giorno Carletto fa venire Guerino a Casatenovo e insieme decidono di partire  e nell’estate del 1944 sono entrambi nell’Introbiese aggregati alla Brigata Rosselli.

Prima di partire il Conte della Porta di Barzanò che organizzava la Resistenza nella nostra zona dopo una lotta strenua convince Carletto a accettare 500 lire.

L’11 ottobre 1944 un rastrellamento nazifascista passa al setaccio la valle fra Introbio e Biandino. Guerino Besana potrebbe ripararsi ma c’è un patriota rimasto solo. Rimane insieme ed è investito da una raffica di mitraglia a un piede, un braccio, al viso e all’addome.

Ma il suo pensiero è di avvertire lassù in val Biandino che non sanno nulla dell’arrivo nemico.

Si trascina su per il pendio mentre le pietre insanguinate rotolano sotto il suo peso.

Lo trovano nei pressi di una grotta formata da un gran sasso di roccia alle cinque di sera. Era stato ferito alle sette del mattino…


Assistito dal fratello Carletto subito accorso, alle 23.30 si spegne fra le braccia fraterne.

Inginocchiato sulla nuda terra Carletto contempla il fratello, non l’abbandonerà. Pienamente consapevole che restare è pericoloso.

Ma Guerino non deve rimanere solo restando esposto ai morsi dei cani lupo che battono la valle con i nazifascisti. I nemici esultanti lo sorprendono. Senza resistere Carletto li segue.

Interrogatori, percosse. Vogliono i nomi dei capi. Carletto tace.

Nella Villa Triste a Introbio lo calano in un gelido pozzo con l’acqua ai fianchi.

Dopo 4 giorni lo tolgono dal luogo orrendo. Interrogatorio, Carletto tace. Con altri cinque è condotto al martirio. Al Parroco che l’ha comunicato e benedetto ha confidato:

Ciò che mi addolora è una cosa sola, che la nostra morte abbrevierà la vita di nostra madre.

Come Giancarlo Puecher Carletto Besana ha lasciato una lettera di congedo alla madre :

CARA MAMMA FATEVI CORAGGIO QUANDO SENTIRETE LA NOTIZIA DELLA NOSTRA MORTE.

HO RICEVUTO I SACRAMENTI E MUOIO  IN PACE  COL SIGNORE…

MAMMA NON PENSATE AL FRATELLO GUERINO PERCHE’ L’HO ASSISTITO IO ALLA SUA MORTE.  ARRIVEDERCI IN PARADISO. FIGLIO CARLO. CIAO


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