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Lettera del Sindaco ai cittadini: sull’IMU lo Stato incassa e il comune ci rimette la faccia

Coerentemente con le indicazioni emerse negli incontri pubblici con i cittadini che si sono tenuti nelle frazioni e in centro paese, l’amministrazione comunale guidata dal Sindaco Giancarlo Aldeghi ha deciso come muoversi tenendo conto delle difficoltà dei conti pubblici ma anche dei conti delle famiglie e delle imprese.

Sulla prima casa sarà mantenuta l’aliquota dello 0,4 decisa dal governo Monti, sulla “seconda casa” verrà applicato un lieve aumento dello 0,2 e  l’addizionale Irpef comunale verrà introdotta a scaglioni sulla base delle fasce di reddito.

 

Ecco il testo integrale della lettera del Sindaco in distribuzione in tutte le famiglie di Barzanò.

Cari concittadini,

la difficile situazione economica italiana ci è costata innumerevoli manovre economiche, che incidono pesantemente sul bilancio del nostro Comune.

Ci attendono sacrifici e, come sono abituato a fare, risponderò a voi delle scelte operate per il bene del nostro paese.

Desidero però fare un po’ di chiarezza: con la reintroduzione dell’Ici-Imu sulla prima casa si sta facendo largo la convinzione, completamente infondata, che questa sia una imposta che resterà ai Comuni. Non è così: di municipale l’imposta ha solo il nome, le entrate previste finiranno allo Stato.

E’ un meccanismo complicato anche da spiegare: da quando è stata abolita l’Ici sulla prima casa i Comuni ricevono dallo Stato un indennizzo per le entrate mancanti, ma questo indennizzo nel tempo è stato tagliato sempre di più. Sono già stati programmati tagli per 1,62 miliardi nel 2012, 1,76 nel 2013 e 2,16 nel 2014. Oggi che viene reintrodotta, l’Ici-Imu non andrà al Comune, ma allo Stato, perché lo Stato taglierà i trasferimenti ai Comuni per ogni singolo euro che la nuova imposta dovesse portare in più rispetto alle entrate attuali. Anzi, ai Comuni viene imposto un ulteriore taglio di 1,45 miliardi!

Il conto è presto fatto: lo Stato incassa l’imposta “comunale”, e il Comune ci rimette sia la faccia che la cassa. Inoltre dobbiamo fare i conti con il patto di stabilità. Il patto di stabilità è quel meccanismo che ci impedisce di spendere i soldi che abbiamo già nelle casse del Comune e che potremmo utilizzare per le opere sul territorio, dalla manutenzione delle scuole agli investimenti che abbiamo programmato, ma che non possiamo avviare perché dobbiamo, coi soldi del nostro comune, garantire il debito dello Stato.

L’unica possibilità che ci è stata lasciata è quella di aumentare le aliquote dell’Imu. Sia io che molti miei colleghi soffriamo al pensiero di aumentare le tasse ai cittadini, già sufficientemente tartassati. L’alternativa a questo, però, sarebbe la riduzione dei servizi essenziali per i cittadini, che al Comune costano molto di più di quanto non sia coperto dalle rette e dalle tariffe.
Ciò premesso ritengo opportuno illustrarvi i principi che hanno guidato l’Amministrazione Comunale nella definizione delle politiche fiscali, anche seguito degli incontri con la cittadinanza che si sono tenuti nelle frazioni.

In primo luogo abbiamo voluto non gravare sulla prima casa. Per queste ragioni non chiederemo ai cittadini di versare più di quanto previsto dal governo come aliquota minima e cioè il 4 per mille. Ci pare una scelta ragionevole e di buon senso in un momento difficile dal punto di vista economico come quello che stiamo attraversando, non pesare eccessivamente con una tassa peraltro avvertita come ingiusta su un bene primario quale la casa.

In secondo luogo abbiamo cercato di contenere, sia pur applicando un lieve aumento dello 0,2 per mille, l’aliquota sulla “seconda casa”, sapendo bene che in questa categoria vi rientrano non solo le seconde abitazioni ma anche gli stabilimenti produttivi, gli immobili commerciali e gli uffici e non volendo aggravare ulteriormente la già difficile situazione di crisi economico-produttiva.

Coerentemente con quanto emerso e manifestato dai cittadini durante le assemblee pubbliche, non volendo penalizzare l’offerta e la qualità dei servizi (quali ad esempio scuola materna, trasporti, servizi alla persona), abbiamo applicato l’addizionale IRPEF, adottando un meccanismo progressivo a scaglioni. Da questa tassa saranno completamente esentati i redditi imponibili fino a 10.000 euro. Volendo inoltre tutelare i redditi medio-bassi, si è spostato il maggior peso fiscale sui redditi più elevati.

Non potevamo purtroppo esimerci dal chiedere un sacrificio ai cittadini, lo abbiamo fatto a malincuore, mantenendo la pressione fiscale comunque sotto la media dei comuni limitrofi e riuscendo a garantire la qualità dei servizi offerti.

Sperando in tempi migliori, cordialmente vi saluto

Il Sindaco

Giancarlo Aldeghi

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