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Personaggi di Barzanò: Pietro Vismara il “Buraia”

Una vita libera, fuori dagli schemi: il suo orologio era il sole

Testimonianze raccolte da Valentino Crippa

Un personaggio fuori dagli schemi, non propenso a sottostare alle regole sociali ma non asociale. Leggeva, conosceva molte cose, era anche un filosofo con una innata capacità di raccontare i fatti della vita.

Questa descrizione di Alessandro Turrini che dal 1975 risiede in via Donizetti, la stessa via dove ha vissuto Pietro Vismara, conosciuto in paese con il nomignolo “il Buraia”, inquadra bene quello che ai tempi era per la maggior parte dei cittadini considerato un personaggio strambo, fuori dalla norma e difficile da incasellare, ma tutt’altro che stupido e per chi lo conosceva bene colto e informato.

Anni 80 Pietro Vismara in via Verdi in tenuta da lavoro

Pietro Vismara classe 1911 figlio di Vittorio Vismara e Adele Brambilla ha vissuto lungamente e serenamente la sua vita nonostante gli acciacchi della vecchiaia. Morì a 88 anni nel 1999 ma ancora oggi molti a Barzanò si ricordano di lui.

Da ragazzo, ci dice Alessandro, andavo spesso a piedi in paese e Pietro,che era amico anche di mia sorella, mi fermava, mi faceva vedere la sua casa, mi raccontava la sua vita. Era molto cordiale in particolare con le persone con cui andava d’accordo.

Cosa ti incuriosiva più di lui?

Il suo modo di vivere la vita in formato del tutto essenziale. Non aveva l’auto, non aveva l’orologio e non voleva nemmeno che glielo regalassero perché la sua giornata era regolata dal sole. Si alzava con il sole, mangiava quando il sole era a mezzogiorno, si coricava quando il sole tramontava.

Nella sua casa mai completata e sprovvista di tetto, la parte inferiore con pavimento a mosaico era occupata dalla cucina economica. Alle pareti erano invece appesi i pentolini e gli attrezzi utili per cucinare.

Nel sottoscala era collocata la stufa e accanto la camera dove riposava dopo la giornata di lavoro. Mancavano i servizi igienici e purtroppo questo particolare forse ritenuto secondario da Pietro era motivo di discordia con i vicini di casa.

Cosa ricordi ancora di Pietro?

Lui coltivava la terra a granoturco vicino a casa mia ma non solo. Con la sua mucca che trainava un carro attraversava spesso la strada provinciale per recarsi in altri campi o alla stalla che si trovava in un cortile nella frazione di S. Feriolo.  Spesso andava al negozio di generi alimentari della Cesarina all’ incrocio sulla strada provinciale per Sirtori, che gli regalava i resti degli animali. Con questi sfamava altri animali come i suoi gatti che contraccambiavano tenendo lontano dalla sua abitazione i topi che uscivano dalla roggia Gambaione.

Ingresso casa via Donizetti

 

LUIGI PIROVANO: un personaggio stravagante ma culturalmente preparato

Un’altra persona che lo ha conosciuto molto bene avendo abitato vicino è Luigi Pirovano classe 1926 che ricorda diversi episodi e particolari della vita di Pietro Vismara.

Pietro Vismara con la cornetta al castello Sforzesco

Pietro era una persona che leggeva molto ed era tra le poche persone che presenziavano alle sedute del Consiglio Comunale. Amava la musica. Suonava la cornetta, uno strumento musicale a fiato di forma simile alla tromba con il quale il grande Louis Amstrong è diventato famoso in tutto il mondo.

Lo ricordo da giovanotto con la Moto Guzzi che trainava un piccolo carretto utilizzato per il trasporto dei vitellini che allevava nella sua stalla e poi vendeva ai macellai.

E ricordo una gita organizzata con i contadini alla fiera del bestiame nei pressi di Brescia. C’era un vitellino molto bello e Pietro se ne era infatuato e voleva portarlo a casa a tutti i costi in corriera. Nonostante i vari tentativi non fu possibile e ci rimase abbastanza male.

L’operazione singolare di caricare un vitellino su una corriera ebbe invece successo in altra occasione. La Banda musicale di cui faceva parte era stata chiamata a Chiesa Valmalenco. Dopo l’esibizione mattutina mentre i componenti della Banda si erano accomodati in pausa pranzo Pietro trattava con un contadino del posto la vendita di un vitellino che caricò sulla corriera. Verso sera al Circolo ACLI mostrò soddisfatto ai presenti la sua nuova conquista.

Non è vero come viene detto da alcuni che era sempre trasandato nel vestirsi. Quando era festa e quando alla sera al Caffè Sport di via Garibaldi veniva a raccontare le sue avventure si vestiva molto bene, non era affatto dimesso.

Lei sig. Luigi ha abitato tanti anni vicino a Pietro Vismara. Secondo lei, perché non è riuscito a completare la casa dopo tanti anni?

La scalinata in sassi

La spiegazione principale sta nel fatto che Pietro non era il tipo che voleva essere aiutato perché nel suo modo di pensare forse non voleva dipendere da nessuno anche se parlava con tante persone. Chi passa per via Donizetti può notare l’imponente mura a regola d’arte che da solo è riuscito a costruire sasso dopo sasso. Un vero capolavoro.

I sassi anche di notevole dimensione, venivano trasportati sul posto dal carro trainate dalle amate mucche alle quali aveva affibbiato diversi soprannomi di una certa importanza quali Garibaldi per onorare l’eroe dei due mondi, poi l’Armata, la Fascista per il colore nero e la Turandot per ricordare l’opera di Giacomo Puccini.

 

 

Pietro non era una persona superficiale. Ricordi qualche episodio al riguardo?

Si. Pietro si divertiva a porre domande che costringevano gli interlocutori a improbabili risposte. In un giorno di elezioni recatosi al seggio elettorale presieduto dal Prof. Salvatore Catalano e fra gli altri come scrutatore da mio fratello Adriano che ben conosceva, dopo aver votato chiese il permesso al Presidente del seggio di rivolgergli una domanda. Prego Sig. Vismara mi dica… “Volevo sapere chi è stato la prima persona al mondo che ha comprato la terra e chi è il primo che l’ha venduta”. Immaginatevi l’imbarazzo sul come fare a dare una risposta convincente a un quesito tanto difficile anche per il nostro Preside, persona culturalmente molto preparata.

 

 

LUCIANO PALEARI: era pieno di iniziative e gli piaceva far litigare le donne del cortile

Agosto 2020, Luciano Paleari sul portone di casa ex stalla di Pietro Vismara

Luciano Paleari classe 1940 è un altro testimone “privilegiato”. Da sempre risiede in via Risorgimento nel “cortile del Buraia” ma anche “cortile dei Campè” nomignolo della sua famiglia. La casa dove abita adesso a quei tempi era la stalla dove Pietro Vismara accudiva le mucche e i vitellini.

Pietro fino alla fine della guerra ci dice Luciano lavorava alla Carlo Erba a Milano. Alla sera di ritorno dal lavoro ha provato a portare a casa in bicicletta persino dei mobili. È dopo la guerra che si è messo a fare “il paisan”. Lavorava la terra e allevava i vitellini che trasportava anche in bicicletta su una cassetta di legno posta sul parafango posteriore.

Poi aveva acquistato un Guzzetto e successivamente un ISO 500 con albero a trasmissione al quale aveva collegato un carrettino sempre allo scopo di trasportare i vitellini nella sua stalla che riconsegnava ingrassati con relativo compenso ai “buscinat” per la macellazione.

Si ricorda sig. Luciano momenti particolari di vita nel cortile di cui è stato protagonista Pietro?

Certamente. Pietro suonava anche nel Corpo Musicale Giuseppe Verdi di Casatenovo che era finanziato dalla ditta Vismara. Tutte le sere si esercitava alla cornetta. Per me era un piacere sentirlo. Quando c’è stato il suo funerale, la sorella Rita al termine delle esequie ha voluto che un cornettista suonasse questo strumento per ricordare la passione di suo fratello. Ci sono stati anche momenti drammatici nel nostro cortile. Un giorno una delle sue mucche dopo aver mangiato il cibo che Pietro gli preparava gli si era conficcato un osso nell’intestino e stava per morire. La mucca fu salvata dal pronto intervento del Veterinario Colzani e di sua moglie che operarono la mucca in piedi sotto il portico della stalla.

1995, i nipoti Alvin e Viola

D’estate poi faceva strillare anche per gioco i nipoti lavandoli con l’acqua fredda nel “segiom”. Ma chi spesso strillava di più nel cortile erano le donne. A Pietro piaceva mettere zizzania tra loro con basse insinuazioni. I litigi erano frequenti.  Quando il clima si surriscaldava, lui se ne andava via “fora di ball” lasciando la situazione fuori controllo. Ma una volta Pietro non ha potuto proprio scappare. L’aveva fatta troppo grossa. Pare che dopo aver messo escrementi di mucca sulla soglia di casa a donna Rachele detta la “purtinara” con la quale era sempre sotto come cane e gatto, abbia ricevuto come prima reazione da lei un appellativo …”te se un bufalo”. A questo titolo di merito aveva risposto ironicamente che lui non sapeva cosa è un bufalo. Rachele molto arrabbiata voleva fargli capire bene il concetto e gli lanciò un secchio che lo colpì in piena fronte.

Pietro con una risposta del tutto sproporzionata lanciò un forcone che colpì in fronte Rachele. Il panico attraversò il cortile.  Il Buraia vista la difficile situazione in cui si era cacciato, con invidiabile freddezza inforcò la bicicletta dritto come un razzo dal Dott. Maggioni chiedendo un intervento immediato per medicare la donna. Poi subito dai carabinieri per denunciare i fatti. Grazie a queste azioni fulminee e preventive, anche per scagionarsi dalle colpe, il grave alterco fu ridimensionato senza ulteriori strascichi che potevano essere molto pesanti non esclusi quelli di tipo penale.

Via Risorgimento a destra entrata cortile del Buraia

Dopo il lavoro nei campi e quello nella costruzione della casa come impiegava Pietro il proprio tempo libero?

Alla sera andava spesso al Circolino ACLI di via Cappelletta. Entrava e ordinava alla signora Bianca un caffè nel tazzino equivalente a un caffè molto allungato che sorseggiava tranquillamente. Al bar ci andava anche in quello di Antonio Meroni all’incrocio fra via Dei Mille e via Risorgimento. Oppure passava da Primo Bonacina per il taglio dei capelli e con lui amava tirare tardi parlando piacevolmente del più e del meno. Il taglio dei capelli era spesso un preparativo alla partecipazione a cerimonie familiari o di altro tipo dove si presentava sempre in modo più che dignitoso.

Al riguardo ricordo un particolare che mi è restato impresso nella mente. Dopo essersi lavato in cortile nel “segiom” un’ampia tinozza, saliva sulla cascina dove aveva il guardaroba degli abiti belli. Come in un cambio di scena a teatro che spiazza il pubblico Pietro scendeva dalle scale della cascina completamente trasformato, era irriconoscibile tanto era elegante.

Via Cappelletta sede del Circolo ACLI

Nell’ultima parte della sua vita ha subito un incidente nel quale gli avete prestato soccorso

Si negli anni 80 vicino al Consorzio è stato investito da un’auto. L’abbiamo soccorso e portato all’Ospedale di Besana Brianza. È stato un brutto colpo. Io e mia moglie lo abbiamo aiutato. Avevamo un buon rapporto con lui. In inverno ogni tanto veniva a scaldarsi a casa nostra.

 

 

ASTORI GIUSEPPE Faceva da mangiare una volta la settimana.  Gli ho dato 5 frigo usati dove conservava il cibo

Da Astori Giuseppe residente in via Verdi, parente di Pietro, arriva la conferma circa la capacità geniale e la “vocazione” del Buraia di far scoppiare litigi fra le donne del cortile. Ricordo che rivolto a una di queste disse:” Mi hanno detto che le tue figlie fanno le passeggiatrici…ma che cosa sono le passeggiatrici?

Giuseppe Astori

La miccia era accesa e la detonazione aveva luogo nello spazio di pochi minuti a danno di qualche inconsapevole malcapitata accusata di aver detto cose nemmeno pensate. Il cortile di via Risorgimento era abitato da molte donne, quasi tutte con un soprannome che le identificava. C’era la “Pilastrella”, la ”Invernizzina”,  la “Gambaiuna”, la “Muntavegia”, la “Campera”, la “Marcugnaga”,  poi “ Rachele (“ Rachelot”) detta la “Purtinara” perché chiudeva sempre la porta quando nel cortile divampavano i conflitti e la apriva di nuovo quando erano terminati.

È vero che faceva da mangiare solo una volta la settimana?

Si, il suo sistema era questo. Faceva bollire in un pentolone gli scarti di carne della Cesarina. La cottura degli scarti provocava purtroppo anche le proteste dei residenti del luogo. per gli odori che inquinavano l’aria. Il prodotto cotto veniva diviso in porzioni e messo nel frigo. Per tutta la settimana Pietro era a posto. Al mattino toglieva la porzione del giorno pronta da scaldare.

Gli ho dato cinque frigo usati e naturalmente tutti gratuiti. È andato avanti così tutta la vita.

Si ricorda qualche episodio di cui Pietro è stato protagonista?

Si. Ogni tanto incappava in episodi processuali del tutto evitabili. Un giorno vicino alla sua proprietà dei ragazzini giocando a palla si erano punti con delle ortiche appena dentro il suo terreno. Un genitore aveva imprudentemente tagliato senza il suo permesso le ortiche e senza volerlo una piccola piantina di fico nascosta fra di esse…

L’uomo con il quale aveva già avuto a che fare per altre questioni si beccò la denuncia dai carabinieri. Il Buraia aveva calcolato il danno economico in alcune migliaia di lire che ai tempi non erano proprio caramelle. Da “benefattore” … aveva dichiarato che” lui non voleva niente e che la somma venisse consegnata alle suore di Villanova”.  Questa era la condizione per chiudere la vicenda. A seguito del deciso rifiuto dell’incolpevole taglia ortiche con fico nascosto… si arrivò alla fase istruttoria del processo con inevitabile fine ingloriosa per tutti i protagonisti.

Multa a tutti e due e spese di istruttoria a loro carico, anche per avere insistito con accanimento a proseguire in una causa che non aveva alcun senso di portare in un dibattimento processuale…

Vista interna del cortile del Buraia

 

AMBROGIO CRIPPA: nella costruzione delle mura imitava gli egiziani

Ambrogio Crippa classe 1947 residente in via Donizetti a pochi passi dal muro e dalla casa in costruzione di Pietro Vismara ha ben presente la figura di questo nostro singolare concittadino.

Ambrogio (che tutti chiamano Gino) ha iniziato a costruire la sua casa nel 1972. La muraglia ci dice, Pietro ha iniziato a costruirla verso il 1965 imitando in un certo senso gli egiziani nella costruzione delle piramidi. Come faceva infatti un uomo solo con la sua mucca a spostare massi anche di 2 o 3 quintali, portarli sul posto e posizionarli dove si trovano oggi?

Per riuscire nell’impresa costruiva nel cortile di via Risorgimento dei cavalletti di varie altezze, più bassi, poi più alti ricavando con questi un lungo scivolo sul quale far trascinare i massi dalle sue mucche sollevandoli all’altezza desiderata.

Con questi semplici attrezzi praticamente a costo zero riuscì nell’impresa ma ci vollero almeno sette anni, sia perché impegnato dal lavoro nei campi, sia perché il materiale non era immediatamente disponibile. I sassi li prendeva in parte dalla roggia vicina e in parte veniva fornita saltuariamente da un amico “cammaster” un piccolo imprenditore edile.

La mura sulla Via Donizetti

Ingresso, la scala e la fontana

Dopo la mura, la casa…

Nel costruire la casa sul progetto del geometra Roberto Crippa, Pietro mi chiedeva di aiutarlo. Mi portava qualche lamiera che si procurava dalla ditta Pozzoni. Dalle lastre costruivo le dime sagomate per realizzare le finestre e gli “oblò” della scala esterna in bella evidenza anche oggi.

Non nascondo anche qualche incomprensione nei suoi confronti, quando senza avvisarmi ha sottratto dal mio giardino una vasca in sasso “ul marnett” che mio padre aveva utilizzato come contenitore per il cibo dei maiali.  Anche questa vasca è ben visibile, inserita da Pietro nel muro di cinta. Mi diceva che stava bene con i fiori dentro.

Con il sistema delle dime sono stati costruiti i pali di recinzione e diversi pilastri di forma tonda utilizzando in questo un grosso secchio di latta. Non mancava a piano terra ai piedi della scala una piccola fontana con i pesci utilizzando le acque provenienti dalla collina verso Sirtori.

Ambrogio Crippa indica la vasca in sasso

Particolare dei pilastri

Con il passare degli anni Pietro si trovò in difficoltà…

Pietro purtroppo alcune volte è stato anche oggetto di incidenti per strada. Nell’attraversamento della strada provinciale un’auto proveniente da Bevera aveva tamponato violentemente il carro rovesciandolo insieme alla mucca. Un altro tamponamento del carro carico di cime di mais alla confluenza tra l’attuale via Verdi e via Dei Mille a poca distanza della chiesetta della frazione di S. Feriolo ha avuto lo stesso esito. “Hanno tamponato il Buraia” gridava la gente. Sarebbe stato più corretto dire che i tamponati erano sempre il carro e la mucca. Pietro era sempre davanti a loro come nella foto e quindi danni personali in questi casi non ne subiva. Io lo aiutavo a aggiustare i danni al carro.

L’unica caduta che mi ricordo di Pietro è da un albero di ciliegie qui dove stava costruendo la casa. È stata una brutta botta e qualche segno lo ha lasciato.

 

ETTORE FRIGERIO Il carro più applaudito al Carnevale di Lecco: quello di Pietro con i vitellini.  A Milano andava al lavoro in treno, al ritorno con la bicicletta…

Negli anni prima della Liberazione Pietro lavorava alla Carlo Erba a Milano. Vi si recava in treno al mattino.  Alla sera per raggiungere la stazione Garibaldi doveva camminare circa 2 chilometri. E allora Pietro faceva il percorso in bicicletta e raggiungeva la stazione. Poi la caricava sul treno in direzione Cernusco.  Alla stazione brianzola scendeva dal treno e raggiungeva Barzanò.

Sull’ingresso da sinistra i sig. Turrini, Frigerio, Pirovano e Crippa

Dicono che Pietro era anche un uomo di denunce facili e a dir poco grottesche. Chi erano i suoi bersagli?

Si. Le cose successe facevano veramente ridere.  Avere un asino senza zoccoli di ferro, fece scattare implacabile la denuncia nei confronti di un malcapitato che abitava a pochi passi dalla sua stalla!

Altra singolare denuncia ai Carabinieri a carico di un amico al quale aveva prestato la macchina per fare la salsa di pomodoro. La denuncia “per appropriazione indebita” il Buraia la fece partire pochi giorni dopo che l’amico aveva terminato il lavoro. L’inconcepibile colpa agli occhi del proprietario dell’attrezzatura era di non averla consegnata subito. Il Maresciallo Fontanella della stazione dei Carabinieri di Barzanò convocò urgentemente l’amico chiedendo di restituire immediatamente ciò che doveva al Sig. Pietro che gli aveva fatto una testa così … Povero Maresciallo!

Piccola Cappelletta Votiva con Croce

Ma il suo forte come hanno detto altre persone era il rapporto di vero amore per i vitellini. Negli anni 70 si era recato in Valtellina per caricarne due sul carretto trainato dalla sua moto. Al ritorno a Lecco era in pieno corso il Carnevale e Pietro si trovò inglobato senza volerlo parte integrante della sfilata dei carri. Alla fine della sfilata, sulla curva che porta al Ponte Kennedy nei pressi del Tribunale erano accalcati molte persone residenti in Brianza e pure barzanesi. Un forte e prolungato applauso proveniva dal lungolago e poco dopo apparve ai loro occhi l’oggetto di queste attenzioni…   Ma quello è “il Buraia” esclamarono… dietro a Pietro… i due vitellini che come “star” guardavano a destra e sinistra le due ali di folla plaudenti! Un pomeriggio mitico!!!

 

PIROVANO MIRKA

A corredo di queste testimonianze vogliamo aggiungere quella della nipote Mirka Pirovano figlia della sorella di Pietro, Rita Vismara che purtroppo dalla primavera scorsa non è più tra noi. Mirka ci tiene a dirci che nei confronti dello zio Pietro e delle sue scelte ha sempre avuto grande rispetto e che lo zio ricambiava con un legame molto affettuoso nei confronti dei suoi figli. Le foto che ci ha gentilmente concesso di pubblicare anche se un pochino sfuocate lo dimostrano pienamente.

1992, Pietro Vismara con la nipote Viola

Al matrimonio della nipote Mirka


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