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Franco La Torre: l’Italia era un paese di mafia, oggi è un paese antimafia

Un pomeriggio veramente interessante nella sala civica di via Mons. Colli. All’incontro pubblico organizzato dal circolo LiberArci Barzanò con il patrocinio del Comune, accanto al figlio di Pio La Torre, Franco, il segretario della CGIL lecchese Wolfango Pirelli.

L’incontro è stato organizzato per ricordare la vita e l’impegno di Pio La Torre, primo parlamentare ucciso dalla mafia il 30 aprile 1982; dopo la presentazione dei relatori da parte di Alessandro Panzeri in rappresentanza del circolo ARCI, ha preso la parola Franco La Torre, 61 anni. Chi si aspettava la narrazione di un passato visto come luogo dove tutto è migliore rispetto a oggi, è rimasto deluso: “Del passato ci si ricorda quasi sempre delle cose belle, ma il passato non è stato rose e fiori. Il passato va vissuto come esperienza per costruire il futuro e per questo va conosciuto”. Il racconto della vita e della figura del padre, del suo rapporto con la famiglia e l’impegno quotidiano fin dall’età di 18 anni, si è sviluppato in modo lineare ed ha toccato tutte le fasi di una vita purtroppo breve, ma vissuta intensamente. Non sono mancati spunti di riflessione, come quando ha raccontato di un incontro a Biella, presente Nando Dalla Chiesa: “Nando Dalla Chiesa ha spiegato ai presenti che, nei corsi che organizza con gli studenti, elenca nomi di italiani noti e chiede ai presenti di indicarle come mafiose o antimafiose: qualche volta, Pio La Torre è finito nella lista dei mafiosi”.

 

La locandina dell’incontro e del libro su Pio La Torre

 

L’Italia è migliore rispetto a 30 anni fa. Siamo passati da un paese di mafia, perché se ne negava l’esistenza, a un paese antimafia in quanto consapevole non solo della sua esistenza, ma della sua pericolosità.

“Mio padre, ucciso dalla mafia a 55 anni,  non ha fatto solo le battaglie contro l’installazione dei missili a Comiso. Già a 18 anni partecipava alle lotte contadine. In prima elementare la mia maestra ci chiedeva che lavoro fa vostro padre e io dissi …legge e scrive… Allora fa il giornalista mi disse la maestra. Ma mio padre era un dirigente sindacale e comunista e fu tra coloro che parteciparono alle lotte per la RIFORMA AGRARIA dove una massa di contadini, persone povere e purtroppo ignoranti, si unirono riuscendo nell’impresa di sconfiggere i proprietari terrieri che, ricordiamolo, erano disposti anche ad armare bande come quella di Salvatore Giuliano pur di reprimere il desiderio di giustizia”.

“Anche queste vicende hanno rafforzato in mio padre e nei suoi figli la convinzione che la POLITICA è l’arte della soluzione dei problemi. Ci sono classi sociali che possono fare da sole ed altre no, una di queste era quella dei contadini. La politica riformista per mio padre era un arma per porsi degli obiettivi raggiungibili senza velleità perché non si può volere la luna se non si ha una navicella. Costruire passo dopo passo, verificando i risultati, facendo autocritica, quando è necessario, allo scopo di migliorare”.

 

Franco La Torre

 

COERENZA. “La Politica è coerenza. Ero un giovane innamorato di una ragazza, ma per sposarmi dovevo avere un lavoro. Una sera tornai a casa da mio padre e gli dissi che potevo essere assunto al FORMEZ, un Istituto della Cassa del Mezzogiorno. ‘Ma come’, disse mio padre, ‘io mi sto battendo per eliminare la Cassa del Mezzogiorno e tu vai a lavorare li’? Rinunciai per questo al lavoro che ero pronto a iniziare. Anche mio fratello toccò da vicino cosa vuol dire la parola coerenza. Un giorno invitò mio padre a assistere a una partita di calcio della squadra palermitana della Bacigalupo, dove giocava. Quando  mio padre venne a conoscenza che la squadra era di proprietà della famiglia Dell’Utri, un personaggio in odore di mafia, ritirò il figlio.

“Mio padre non era ossessionato dalla mafia che definiva una “classe” che aveva rifiutato il patto fondativo contenuto nella Costituzione Repubblicana. La classe dei baroni che non volevano che fossero confiscate e assegnate ai contadini le terre. Per questo la lotta alla mafia era ed è parte della più ampia battaglia per la democrazia. A Palermo la mafia non era solo Liggio, ma il Sindaco di Palermo Salvo Lima e l’assessore ai Lavori Pubblici Vito Ciancimino. Anche i cantieri navali della città di proprietà di una famiglia genovese erano stati affidati alla mafia per impedire che i lavoratori si organizzassero nel sindacato”.

Per vincere la mafia, alla quale interessa la manomissione della democrazia, è necessaria la partecipazione dei cittadini alla politica e l’interesse verso la cosa pubblica. Oggi su questo c’è coscienza da nord a sud . Onore…famiglia…la mafia non esiste …parole sostituite nel 1982 con la legge che afferma che LA MAFIA E’ REATO. Queste conquiste democratiche sono costate care. Le uccisioni di mafia sono state numerose e importanti: da Piersanti Mattarella, al Generale Dalla Chiesa, poi magistrati, forze dell’ordine.

Ma è questo che ha creato una coscienza nuova nel paese, quella antimafiosa. Ma le battaglie si vincono solo se si fanno le alleanze: come a Comiso dove per la battaglia contro l’installazione dei missili c’era la chiesa cattolica, c’erano le Acli, c’era il PCI, aderiva anche il Presidente dell’Assemblea Regionale siciliana Lauricella, nonostante fosse dello stesso partito di Lagorio, il ministro che aveva firmato l’intesa per l’installazione dei missili. C’erano soprattutto giovani che venivano da tutta Europa e che in questo incontro e scambio di esperienze hanno potuto formarsi come classe dirigente”.

 

Il segretario della CGIL Wolfango Pirelli

 

Wolfango Pirelli, segretario della CGIL lecchese, ha ricordato il Pio La Torre conosciuto davanti ai cancelli di Comiso, ricordando che la battaglia pacifista e non violenta era anche una battaglia contro la mafia. Un esperienza ideale quella della battaglia antinucleare che sta ritornando di attualità con la consegna del premio Nobel per la pace 2017 a ICAN, associazione che si batte per il disarmo atomico.

Ha ricordato poi come la legge sulla confisca dei beni ai mafiosi hanno avuto una ricaduta anche nella nostra Provincia.

Rispondendo a un giovane deluso dalla politica, Franco La Torre lo ha spronato invitandolo a darci un calcio nel sedere… “Se siamo tutti uguali, impegnatevi, fate la differenza, affrancatevi dalla generazione che vi ha preceduto, fate vedere che non state solo davanti a un computer o a un tablet, è arrivato il momento di alzare la voce, le condizioni pur nelle difficoltà di una transizione lunga del nostro paese , oggi ci sono più che in passato”.

Nel libro “ Pio La Torre, ecco chi sei” di Franco La Torre  moltissimi di questi concetti e di questi valori sono ben chiari e presenti. Il 24 dicembre 2017 saranno passati 90 anni dalla nascita di Pio La Torre un politico che ha contribuito a lasciare in eredità all’Italia, e non solo, valori solidi di civiltà e democrazia.


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